*COVID-19
Una batttaglia vinta grazie ai vaccini Anti-COVID-19
Al di là di tutte le polemiche, le discussioni e i fiumi di parole che sono stati fatti e si faranno anche impropriamente sui vaccini anti-COVID 19, la realtà inoppugnabile è che siamo a un passo dal controllare in pieno la pandemia, e stiamo finalmente riprendendo la “vita normale”. Tutto questo grazie alla ricerca e alla scienza che hanno reso disponibili i vaccini specifici, i quali applicati con una seria, massiccia ed efficiente campagna vaccinale, hanno progressivamente limitato il contagio, e soprattutto hanno ridotto le forme severe e quasi del tutto annullato la mortalità. È noto ormai che i vaccinati anche con una sola somministrazione non vanno incontro alle complicanze mortali tragicamente descritte tra i non vaccinati.
Non mi stancherò mai di dire che la vaccinazione riproduce quanto succede in natura quando un soggetto viene aggredito da una malattia infettiva. Si prendano come esempio le malattie esantematiche dell’infanzia: il morbillo, la varicella, la parotite. I soggetti che contraggono queste malattie, durante il decorso clinico, sviluppano anticorpi e una volta guariti conservano la memoria immunologica dell’agente infettante. Dovesse ripetersi l’occasione di un nuovo potenziale contagio, i vaccinati sviluppano immediatamente difese (anticorpi) che neutralizzano il vettore infettante e dunque proteggono il soggetto dallo sviluppo della infezione. Dunque, il soggetto non si ammala.
Un principio basilare della biologia e della sopravvivenza dei mammiferi è la “difesa del self”, intendendo il self come la inviolabile identità ed integrità di ogni individuo. La conservazione della vita è garantita da un sistema (il sistema immunitario) che è in grado di difendere l’organismo da qualsiasi invasione da parte del “not self”, ovvero dall’estraneo, sia esso un virus, un batterio, un fungo, che per sue caratteristiche naturali tende a invadere e colonizzare l’ospite. In natura ci sono migliaia di microorganismi in grado di causare patologie nell’uomo. Se non esistesse il sistema immunitario la nostra salute, nonché la vita stessa, sarebbero alla mercè di questi attacchi letali. Ricordiamoci che molti di questi microrganismi sono particolarmente aggressivi, e alcuni di essi, i virus, hanno bisogno delle cellule umane vitali per riprodursi, per cui si tratta di una vera e propria lotta senza quartiere!
Ne deriva che la vaccinazione è una procedura che attiva le “difese naturali” che ognuno di noi possiede e che inducono una risposta “specifica” diretta proprio verso l’agente invasore che rappresenta il pericolo mortale. Queste difese, che hanno sede nel tessuto linfatico, hanno la capacità di riconoscere “il nemico” con le sue caratteristiche di aggressività e di neutralizzarlo. Sono difese che si basano su particolari cellule, i linfociti, che conservano la memoria del “nemico invasore”, le plasmacellule che producono gli anticorpi neutralizzanti e garantiscono una protezione contro malattie spesso mortali. Mi piace sempre ricordare una tappa fondamentale della Storia della Medicina, che a parer mio ha un significato didattico e propedeutico insostituibile. Stiamo parlando della scoperta della vaccinazione, che costituisce una delle massime espressioni del progresso nella scienza medica. Il merito sta nella formidabile intuizione di un valoroso Medico inglese, Edward Jenner, che alla fine del Settecento si trovò in prima linea nella battaglia contro il vaiolo causata dal virus Variola. A quei tempi la pandemia del vaiolo in Europa stava causando una vera e propria strage: la storia riporta che in pochi mesi, intorno al 1750, a Parigi si registrarono decine di migliaia di decessi. Nella città di Napoli nel 1768 sono stati descritto 60.000 morti nel periodo di pochi mesi. In Inghilterra il vaiolo ogni anno mieteva circa 50.000 vittime. Jenner era un bravo Medico di campagna, lavorava nel Gloucestershire, ed ebbe la acutezza di osservare che esistevano due forme cliniche di malattia: una benigna, raramente mortale, causata dal virus del vaiolo bovino (cowpox) che colpiva le mucche, e una severissima che spesso conduceva a morte, causata da una variante umana del virus (smallpox). La cosa sorprendente era che i mungitori che si ammalavano per contagio da vaiolo bovino, dopo la guarigione, non cadevano ammalati per contagio da smallpox, di gran lunga più grave. Jenner realizzò allora un esperimento molto ardito, fondamentale per la umanità. Nel maggio 1796 utilizzò coraggiosamente il pus che aveva prelevato dalla pustola di una contadina ammalata di cowpox, iniettò detto materiale nel braccio di un ragazzo di 8 anni di nome James Phipps. Lasciò passare diverse settimane e poi inoculò nello stesso giovane del pus da vaiolo umano. Come ipotizzato da Jenner il virus smallpox non provocò malattia e il fortunato James fu il primo soggetto a risultare immune al vaiolo umano senza esserne mai stato ammalato. Un esperimento siffatto al giorno d’oggi causerebbe l’immediata carcerazione di Jenner per la violazione di tutte le regole della sperimentazione clinica (sic!). Tuttavia, bisogna considerare il contesto, i tempi storici, e il fatto che Jenner era un ingegnoso pioniere, che aveva intuitivamente scommesso sul fatto che fosse possibile indurre nell’organismo le condizioni biologiche che stimolavano le difese naturali contro lo smallpox e proteggevano da una forma di malattia mortale.
L’approccio ebbe un grandissimo successo sul campo. In Italia il grande Medico Luigi Sacco, laureato a Pavia e primario dell’Ospedale Maggiore di Milano, tre anni più tardi, nel 1799, convinto dalla bontà dell’approccio di Jenner, iniettò a sé stesso e a cinque bambini il pus raccolto da due mucche affette da cow-pox. Poté verificare, dopo qualche settimana, l’avvenuta immunità sua e dei soggetti in tal guisa vaccinati, ripetendo la somministrazione con vaiolo umano. Nel giro di pochi anni Sacco pubblicò di avere vaccinato circa 130.000 persone nell’area dell’Italia del Nord. In breve, i vaccinati del Regno d’Italia raggiunsero il milione e mezzo, e successivamente la vaccinazione venne estesa anche nel Regno delle Due Sicilie. Questa operazione benemerita ha condotto a una drammatica riduzione della mortalità per vaiolo, e per conseguenza, la vaccinazione antivaiolosa fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati sul territorio italiano a partire dal 1888. La preparazione del vaccino, ovviamente, nel tempo subì delle progressive modifiche, in termini di sicurezza. La portata sociale di questa scoperta è stata che nel maggio 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha decretato definitivamente eradicato il vaiolo dalla Terra e di conseguenza l’obbligo della vaccinazione in Italia è stato abolito nel 1981.
La storia delle vaccinazioni è facilmente reperibile e consultabile, e consiglio a tutti di leggerla perché è un capitolo affascinante per soffermarsi con qualche riflessione. Dimostra come questa pratica medica apparentemente semplice abbia contribuito a salvare milioni di vite umane, ed è grazie alle vaccinazioni che molte malattie di estrema gravità, che una volta decimavano le popolazioni, sono state praticamente debellate. Gli effetti collaterali delle vaccinazioni, che esistono, quasi sempre si manifestano con lieve entità, e si risolvono in breve senza lasciare segno di sé. Alcuni incidenti seri talvolta sono stati descritti, soprattutto nei soggetti allergici, ma sono stati episodi occasionali e rarissimi considerato l’enorme numero di soggetti vaccinati.
Qui bisogna ricorrere al rapporto rischio/beneficio. Dobbiamo riconoscere che, qualsiasi attività umana, come qualsiasi pratica medica, deve confrontarsi con il bilancio rischio/beneficio, che deve essere sempre considerato e reso noto perché ogni scelta individuale va effettuata in piena consapevolezza. E’ scontato che la accettazione di qualsiasi rischio è una decisione individuale e volontaria , sulla base di riscontri statistici obbiettivi, e ogni rischio può essere accettato a fronte di un beneficio personale e sociale di gran lunga superiore al rischio. Coloro che agitano continuamente lo spauracchio e la paura degli effetti secondari delle vaccinazioni, ignorano per esempio che il semplice viaggio alla guida di un autoveicolo espone al rischio di incidente con danni anche letali 400 persone su 100.000. I rischi gravi da vaccinazione, del tipo reazione allergica severa, hanno una incidenza dell’ordine di una unità su di un milione. Le morti causate dai vaccini hanno una incidenza ancora di gran lunga inferiore, certo non significativa rispetto al numero di morti che è riportato nel mondo da Coronavirus. Tutti gli altri effetti, eritema, dolenzia e gonfiore nel sito della iniezione, orticaria, rush cutanei, febbricola, sintomi simil-influenzali possono certamente comparire, ma con incidenze bassissime a seconda del tipo di vaccino (’ordine compreso tra 0.1% e 10%); tuttavia, nella grandissima maggioranza dei casi, recedono spontaneamente, oppure sono facilmente controllabili con farmaci antiinfiammatori o antiallergici. Un importante studio pubblicato sulla Rivista Vaccine (vol 36:1435,2018) “The impact of imunization programs on 10 vaccine presentable disease in Italy” ha calcolato il numero di morti evitate tra il 1900 e il 2015, tenendo conto della morbosità e morbilità delle malattie per le quali è stata effettuata la immunizzazione. I dati ottenuti sulle malattie infettive con mortalità più elevata nel secolo scorso (poliomielite, difterite e tetano) permettono una stima di oltre 70.000 morti evitate. Inoltre, le differenze tra i tassi di mortalità prima e dopo la introduzione dei vaccini ci dicono che grazie ai programmi di vaccinazione (nei pazienti pediatrici) è stato possibile evitare oltre quattro milioni di casi di malattia.
E veniamo al vaccino Anti-COVID-19, che è materia attuale, perché considerati gli enormi danni ed i lutti causati da questa pandemia in tutto il mondo, pensate quanti problemi può risolvere la sola possibilità di poterla limitare o farla scomparire con una semplice profilassi antinfluenzale, non solo nel settore della salute, ma in quello delle relazioni sociali, dello stile di vita, dell’economia, con tutte le relative corrispondenze. Ovviamente essendo il COVID-19 un VIRUS NUOVO (sarebbe stato descritto e sequenziato solo nel gennaio 2020) è scontato che al momento della inattesa esplosione della pandemia non poteva esserci disponibilità immediata di vaccino. Dunque, tutta la ricerca del mondo accademico ed industriale si è prodigata in uno sforzo incredibile nel creare le basi conoscitive per produrlo e per metterlo a disposizione della collettività. Il successo sotto questo punto è stato pieno. Ad oggi sono già disponibili almeno una decina di vaccini registrati o prossimi alla registrazione. Un altro centinaio è in sviluppo in diversi Laboratori, per cui possiamo stare certi che nei prossimi anni la disponibilità di tali vaccini sarà garantita per tutti. Deve tranquillizzare la consapevolezza che un vaccino, per avere le caratteristiche di sicurezza e di efficacia tali da poter essere utilizzato nell’uomo, deve superare una serie di rigorosissimi studi prima in vitro, poi su animale e poi su sperimentazione umana. Questi studi devono dare riscontri positivi sulla sicurezza (il vaccino non deve generare effetti dannosi) e poi sulla efficacia (deve esser in grado di indurre anticorpi protettivi nella maggior parte dei soggetti). L’approvazione di un vaccino per la sua utilizzazione avviene da parte di autorità centrali dedicate, molto rigorose, la FDA (Food and Drug Administration ) negli USA, la EMA (European Medicines Agency) in Europa, l’AIFA (Agenzia Italiana del farmaco) in Italia, che prendono in esame tutte le tecniche di produzione, i controlli e le prove effettuate nonché i dati sperimentali, e solo se i risultati risultano compatibili con una dimostrata efficacia e sicurezza, questi Enti deliberano la autorizzazione all’impiego. I vaccini attualmente approvati o in approvazione per il Coronavirus sono di due tipi: a) quelli a mRNA (RNA messaggero): il BMT162b2 (Pfizer-Biontech) e il Moderna mRNA-1273 ( Cambridge e NIH, USA); b) quelli a virus indeboliti o inattivati : l’AZD122 (Astrazeneca-Oxford); l’ AD26COV2-S (Johnson and Johnson); l’NBX-COV2373 (Novavax, Maryland USA); lo Sputnik V (Gamaleya, Russia); il COrV (Bejing Institute, Cina); il New Crown COVID-19 (Whuang Institute, Cina), il CoronaVAC(Sinovac Cina).
I vaccini che si basano sul mRNA, sono molto particolari, in quanto usano tecnologie assai moderne. Infatti, nel paziente viene iniettato un mRNA, costituito da un filamento di acidi nucleici con la stessa sequenza del RNA del coronavirus, che nella cellula umana va ad interagire su particolari organelli (i ribosomi) che sono deputati a sintetizzare la proteina degli uncini esterni del virus (Spike). Questa proteina viene dunque prodotta dalle stesse nostre cellule, e funge da antigene all’interno del nostro organismo (come fosse un virus attivo), dunque obbliga il sistema immunitario a produrre anticorpi contro il virus. Il secondo gruppo di vaccini è invece realizzato con metodi classici, ovvero utilizzando dei banali virus della influenza o del raffreddore (adenovirus), resi inattivi o attenuati, che hanno strutture simili al Coronavirus e fanno dunque generare all’organismo anticorpi contro il COVID-19, senza dare malattia. In qualche caso vengono utilizzati dei “pezzi” di proteina, che hanno sequenze simili a quelle delle proteine del Coronavirus e pertanto sono immunizzanti. Per ottenere la immunizzazione alcuni di questi vaccini necessitano di due somministrazioni a distanza di tre settimane, altri prevedono schemi diversi, con dosaggi e modalità variabili.
Non è qui possibile addentrarsi nelle ragioni della scelta di una tecnologia o dell’altra (mRNA o vettori inattivati o proteine) percorsa dai diversi produttori per ottenere il vaccino. Si tratta di complessi motivi esclusivamente industriali, che chiamano in causa la sicurezza del vettore, le sue formulazioni, i tempi e le strategie di produzione, la stabilità, la conservazione, la durata della efficacia, i costi. Sta di fatto che se e quando questi vaccini vengono approvati dalla FDA e dall’EMA, significa che hanno superato tutti i controlli necessari per garantire la loro efficacia e sicurezza per l’uso umano, esattamente in accordo con i principi di tutti i processi valutativi e di controllo con i quali tutti i farmaci comunemente somministrati ai malati vengono approvati.
Ciò che importa tenere a mente, è che l’UNICA SOLUZIONE PER ELIMINARE LA PANDEMIA è VACCINARE UN NUMERO DI PERSONE PIU’ ELEVATO POSSIBILE. Infatti tanto più elevato sarà il numero dei soggetti immunizzati rapidamente, quanto più alta è la probabilità del totale controllo del contagio e dunque della eliminazione dello spettro del Coronavirus dalla nostra vita, con tutti i relativi vantaggi. I progressi enormi nel campo della scienza e della ricerca hanno fatto sì che nel giro di neppure un anno dal sequenziamento del virus in Italia si possa ricorrere ai due vaccini con RNA messaggero (BMT162b2 della Pfizer-Biontech) e il Moderna (mRNA-1273, Cambridge e NIH, USA), e due vaccini a vettore virale inattivato il Vaxvria: l’AZD122 (Astrazeneca-Oxford) e il Vaccino Janssen (AD26COV2-S della Johnson & Johnson).
Possiamo certamente osservare che la situazione in Italia, e in diversi paesi Europei che hanno disponibilità di vaccini e che hanno attuto campagne vaccinali tempestive e corrette sta migliorando in modo impressionante, e questo è facilmente constatabile dalle statistiche ufficiali diramate dal Ministero e dagli Osservatori preposti
Le problematiche giornalmente sollevate sia da alcuni esperti, che dai mass media, e ampiamente messe in discussione dalla opinione pubblica sulla popolazione da vaccinare, sul ritmo delle somministrazioni, sul tipo di vaccino da usare, sul ritmo dei richiami, sulle priorità da osservare, sulle fasce di popolazione da immunizzare sono certamente delle interessanti tematiche da disquisire. Il settore non è certo scevro da polemiche, spesso strumentali, e da opinioni contrastanti anche tra gli addetti ai lavori. Tuttavia i dati raccolti e soprattutto i buoni risultati costituiscono la migliore evidenza. Man mano che il tempo corre, si acquisiscono sempre più esperienza e conoscenza sulla popolazione vaccinata e suoi contagi, si capisce che alcune problematiche che un tempo sembravano insormontabili o di difficile soluzione stanno via via diventando argomenti di ordinaria amministrazione, e non stento a credere che nel prossimo futuro la vaccinazione anti-COVID-19, opportunamente regolata, diventerà normale routine.
Anche il problema delle varianti, che sembrava poco fa oltremodo preoccupante, per il rischio che le varanti potessero bypassare la protezione degli attuali vaccini, sta ridimensionandosi, dal momento che si è osservato che i vaccini disponibili per la gran parte proteggono in qualche modo dalle varianti, e certamente nel futuro saranno prodotti nuovi vaccini che considereranno anche le nuovi varianti del virus (che per sua natura muta al fine di tentare di sopravvivere alle difese dell’organismo).
Per concludere è opportuno, a mio avviso, trarre delle constatazioni obiettive e del tutto serene. Pur nella drammaticità e nella imprevedibilità di questa tragica pandemia, che ha segnato la vita di tutti noi, siamo stati capaci di mettere in atto e rapidamente una serie di provvedimenti, che alla fine hanno contribuito a contrastare e a limitare gli effetti del virus. Innanzitutto, le regole di isolamento, di protezione e di sanificazione sulla popolazione hanno avuto un fondamentale impatto. Poi i test biologici utili a tracciare gli infetti, nonché i test di laboratorio validi per misurare la risposta anticorpale hanno permesso di identificare le classi di individui esposti, quelli guariti e quelli meritevoli di trattamento e monitoraggio. Poi c’è stata la messa a punto di terapia mirate, adeguate alle circostanze e alle complicanze più o meno severe della malattia. È fuori dubbio che oggi giorno sono disponibili protocolli terapeutici condivisi e ubiquitariamente usati per far fronte con farmaci e presidi medici alle gravi complicanze e alle cause di rischio letale.
Ma sopra ogni cosa oggi fortunatamente abbiamo armi specifiche che, costruite direttamente dal nostro organismo grazie ai vaccini, si dirigono contro il virus e gli impediscono di moltiplicarsi nel nostro corpo e lo uccidono. In poche parole, abbiamo la possibilità di cancellare letteralmente dal campo il virus, colpevole di questa tragedia. Il nostro sacrosanto dovere è quello di utilizzare le armi disponibili, perché esse sono un mirabile prodotto della scienza, della tecnologia e dell’ingegno umano, che, come si è visto, stanno cambiando radicalmente la storia naturale della malattia. È un grave errore arrendersi al preconcetto, alla irrazionalità e/o all’ignoranza che animano pochi individui ideologicamente votati al dubbio e allo scetticismo, e che adducendo motivi diversi rifiutano il vaccino.
Forza e coraggio, dunque, sta solo a noi ora combattere e vincere il Coronavirus, con una semplicissima presa di coscienza e con una decisione motivata, cose che comportano infinitesimi rischi a fronte di un beneficio individuale e collettivo enorme!